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Alberto Bradanini: la visita di Pelosi a Taiwan è una provocazione voluta dagli Usa
Incurante della forte opposizione e delle severe rimostranze espresse dalla parte cinese, il 2 agosto la presidente della Camera dei rappresentanti USA, Nancy Pelosi, ha effettuato una visita nella regione cinese di Taiwan, il che ha suscitato la decisa condanna del governo cinese nonché l'ampia opposizione nella comunità internazionale. In un'intervista scritta al China Media Group del 5 agosto, l'ex ambasciatore italiano in Cina, Alberto Bradanini, sostiene che la visita di Nancy Pelosi a Taiwan è una provocazione studiata a tavolino dagli USA con l'obiettivo di minare la stabilità e di sabotare lo sviluppo della Cina.
La visita a Taiwan di un importante esponente politico degli USA come Nancy Pelosi, rappresenta una grave violazione del principio di una sola Cina e compromette pesantemente la sovranità e l'integrità territoriale della Cina, portando a pessime ripercussioni sui rapporti sino-americani e sul quadro internazionale. Secondo Bradanini, la visita di Pelosi è stata studiata a tavolino dagli USA allo scopo di generare tensioni, che potrebbero coinvolgere la Cina e arrestarne la crescita, così da difendere i loro privilegi e interessi in un mondo unipolare da essi dominato.
"Si è trattato di una provocazione fabbricata a tavolino dallo Stato profondo e parallelo americano allo scopo di generare tensioni (e possibilmente conflitti) che coinvolgano la Cina. Gli uomini accorti e in buona fede promuovono la pace e la pacifica convivenza tra tutte le nazioni del mondo, sulla base del principio di sovranità e parità. Gli Stati Uniti mirano però a difendere i loro privilegi politici, economici e finanziari a danno del resto del mondo. Le nazioni che non si piegano a diventare colonie o protettorati americani vengono prima o poi aggredite politicamente, economicamente e se possibile anche militarmente. I dirigenti cinesi sembrano ben consapevoli che si tratterebbe di una trappola che costituisce il sogno segreto americano, che punta a replicare contro la Cina quella guerra per procura che sta combattendo in Europa contro la Russia con il sangue degli ucraini."
Mentre è ancora in corso il conflitto tra Russia e Ucraina, che sta pesantemente incidendo sull'Europa e sul mondo intero, gli USA, forza dietro le quinte di questo conflitto, hanno apertamente provocato la Cina compromettendo gravemente la pace e la stabilità regionale e internazionale. Bradanini ribadisce che gli USA alimentano conflitti ovunque nel mondo al fine di mantenere la loro posizione dominante.
"Si tratta di una pericolosa provocazione studiata a tavolino dagli ambienti americani (che su questa politica sono bipartisan) allo scopo di minare la stabilità della nazione [per loro] più insidiosa. Gli imperi - quello americano non è certo il primo - non accettano solitamente di convivere con altre nazioni su un piede di parità e condivisione di problemi e soluzioni. La dirigenza cinese sembra quanto mai consapevole dei rischi di lasciarsi coinvolgere in un conflitto. La reazione dovrebbe essere ferma, sul fondamentale principio dell'esistenza di una sola Cina. Allo stesso tempo, Beijing avrebbe interesse a ribadire che la riunificazione avrà luogo - pacificamente - quando le condizioni politiche tra le due parti lo consentiranno."
In risposta alla visita di Pelosi a Taiwan, la Cina ha reagito con una serie di dichiarazioni e azioni. Bradanini apprezza la Cina per avere scelto coerentemente la pace come prima opzione e ribadisce che la Cina non deve cadere nella trappola di un conflitto, come auspicato dagli USA.
"La reazione di Beijing ha voluto mostrare al mondo la forza militare di cui dispone. Tuttavia, il punto centrale è di natura politica. Per il bene della Cina e del mondo intero, dovrebbe essere ribadito che la Repubblica Popolare non intende utilizzare la forza per la sua definitiva riunificazione. Torno a ripetere il punto più rilevante: se Beijing cadesse nella trappola di un conflitto farebbe gli interessi degli Stati Uniti d'America non i suoi".
La Cina, impegnata da tempo a difendere il multilateralismo e a implementare il concetto di una "comunità umana dal destino condiviso", è considerata il primo rivale strategico dagli Usa, che ricorrono a ogni mezzo per contenere il Paese, a dimostrazione dell'infatuazione degli Usa per un mondo unipolare e per l'egemonia. Bradanini ritiene che gli Usa debbano abbandonare l'egemonismo, lavorando pacificamente con il resto del mondo per contribuire alla costruzione della pace e della prosperità comune.
"Le due grandi potenze di Cina e Stati Uniti - insieme a Russia e altre nazioni emergenti - dovrebbero sedere intorno al tavolo per affrontare insieme i problemi del mondo, sulla base di quella prospettiva di straordinario valore etico e politico, la costruzione di un destino comune per tutta l'umanità, su cui la dirigenza politica cinese ha più volte messo l'accento. è ben chiaro che si tratta di una prospettiva contraria ai privilegi degli Stati Uniti e dunque, affinché tale opzione possa concretarsi, gli Stati Uniti dovrebbero abbandonare quel bizzarro convincimento che l'America sia la sola nazione indispensabile nel mondo e abbandonare la nozione di eccezionalismo, accettando di tornare ad essere una nazione normale, lavorando pacificamente con il resto del mondo e contribuendo a costruire pace e speranza di prosperità per tutti."
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